Tantra. La filosofia per un’unione mistica con il divino.
La parola “Tantra” viene dal sanscrito e vuol dire letteralmente “ordito di un tessuto” da cui “libro”, “dottrina”, “regola”. Per quanto questo termine indichi una vastità di pratiche, esso si riferisce ad una tecnologia, o meglio ad un insieme di tecniche, pratiche, filosofie, che permettono, attraverso l’uso del corpo, un’unione mistica con il divino. L’aspetto che per me resta il più affascinante nella pratica delle discipline e filosofie orientali è proprio la concezione del divino, di Dio e delle divinità: al di là dell’aspetto religioso o mitologico, il divino non resta un concetto astratto, Dio non è un’entità separata dalla materia, che si interessa più o meno delle cose del mondo, ma l’aspetto più elevato di ogni creatura esistente, quella che ci connette al resto dell’universo e che ci fa sentire parte del tutto, eternamente connessi e interconnessi.
Ognuno di noi ha la propria concezione di Dio, che sia legata o meno ad una religione o a una filosofia, sappiamo dentro di noi che nulla si esaurisce al solo mondo visibile o alle sole percezioni sensoriali. Ognuno è dunque libero di rispondere al proprio sentire, è questo ciò che di solito leghiamo all’occulto, altro concetto che andrebbe liberato da sovrastrutture e pregiudizi inutili, che hanno giocato nel corso dei secoli il solo ruolo di allontanare l’uomo dalla sua ricerca interiore. Questo aspetto elevato del Sé universale è dunque il divino, di cui l’uomo inizia a fare esperienza nell’esatto momento in cui intraprende un percorso tantrico. Purtroppo in Occidente abbiamo legato alla parola “Tantrico” al sesso.
In realtà queste pratiche nulla hanno a che vedere con la promiscuità, abbiamo ristretto la nostra concezione di “Corpo” ad una sola parte di esso, alla genitalità, perdendoci tutto il resto, così come femminile e maschile non devono essere legati ai generi sessuali ma ad energie presenti in ognuno di noi.
È così che queste discipline oggi andrebbero tolte dall’angolo in cui sono state relegate, poiché tutto ciò penalizza noi occidentali facendoci perdere l’essenza di tutto questo. Per imparare ad usare il corpo e la mente per elevarci, per sentirci in unione mistica col divino, ci vuole una disciplina che possiamo definire “estrema”. Di certo sarebbe riduttivo limitare questa pratica al sesso e soprattutto associarla alla promiscuità sessuale: il corpo nella sua interezza e forza energetica non si esaurisce in un unico aspetto, per quanto l’energia sessuale sia la più potente forma di energia, è la forza creatrice, da cui prende la vita ogni creatura, che siano esseri viventi, pensieri o azioni.
Spesso i popoli antichi nascondevano nella stessa mitologia concetti potenti, che divenivano fruibili a tutti tramite il potere dell’immaginazione e della drammatizzazione, così il tantra affonda le sue radici in tempi antichissimi, le prime testimonianze scritte di queste dottrine risalgono al VI VII secolo d.C., ma molto probabilmente risale a tempi più antichi, basandosi su tradizioni non scritte di molto precedenti, come ad esempio i Veda. Nella mitologia troviamo le unioni mistiche di Shiva e Shakti i due amanti divini che trovano l’uno il completamento dell’altro, Shiva è la rappresentazione del sé più elevato solo nel momento in cui si unisce con la sua amata Shakti che gli dà forza ed energia vitale, altrimenti egli resta Shava, ossia un corpo morto, Shakti è la rappresentazione della grande madre, Adi Shakti è anche uno dei nomi con cui è conosciuta la dea Kali, la liberatrice e colei che elimina le avversità.
Questa rappresentazione mistica è ciò che nel vivo accade nel praticante che si accinge ad una pratica tantrica, tramite queste tecniche la scintilla (adi shakti) risveglia la kundalini (energia vitale) dormiente, la quale risale lungo la colonna vertebrale fino ad arrivare alla sommità della testa, è lì che Shiva incontra Shakti la sua amata, è lì che le “nozze mistiche” portano l’essere umano su una nuova dimensione di consapevolezza.
Peccando di eccessiva semplificazione possiamo affermare che il tantra è l’insieme di quelle pratiche (come ad esempio esercizi yoga, meditazioni e respirazioni), che portano l’uomo al di là delle dualità utilizzando poli opposti fondendoli fino a farli confondere, è così che l’energia maschile e l’energia femminile si incontrano, si completano e permettono una nuova integrazione, l’uomo è finalmente consapevole della sua natura divina in quanto parte del tutto, infondo non è forse questo il senso del nutrirsi dell’albero della conoscenza del bene e del male, che ci viene riportato nell’antico testamento?
Adamo e Eva assimilano ed integrano la dualità utilizzando il proprio corpo: “il Signore Dio disse allora – Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!” (Genesi 3, 22).
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